
La scala “McNair and Kahn scale or Cognitive difficulties scale” potrebbe aiutare a riconoscere l’insorgenza delle malattie neurodegenerative, permettendo di rilevare le prime fasi della perdita della memoria. Lo evidenzia uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Alzheimer’s Disease dai ricercatori del Centre Hospitalier Universitaire di Toulouse (Francia), secondo cui questo strumento potrebbe aiutare a diagnosticare un disturbo mnemonico, chiamato declino cognitivo soggettivo (Scd), difficile da diagnosticare ma piuttosto diffuso tra le persone di una certa età.
Gli autori precisano che in alcune popolazioni Scd colpisce il 10% degli individui, mentre in altre fino all’88%. Generalmente, tuttavia, si ritiene che la prevalenza di questo disturbo si attesti tra il 25% e il 50% della popolazione. Da tempo si reputa che il declino cognitivo soggettivo possa rappresentare uno dei primi sintomi dello sviluppo delle malattie neurodegenerative, ma non sembra rilevabile dagli strumenti diagnostici standard. In particolare, secondo i ricercatori, Scd potrebbe rappresentare la prima manifestazione sintomatica della malattia di Alzheimer, negli individui che nei test cognitivi non manifestano una compromissione delle performance cerebrali.
Durante l’indagine, che rientra nello studio “GuidAge”, gli scienziati francesi hanno utilizzato la McNair and Kahn scale per analizzare le prestazioni cognitive di 1.307 persone di età pari o superiore a 70 anni. I partecipanti sono stati reclutati tra gli anziani che avevano riferito al loro medico di base di soffrire di problemi di memoria. Il test, spiegano gli studiosi, consente di rilevare eventuali difficoltà di concentrazione, orientamento, capacità di prestare attenzione, memoria, svolgimento di attività pratiche e delle attività domestiche, riconoscimento dei volti, efficienza nell’esecuzione dei compiti e nella ricerca di nomi.
Al termine dell’esperimento, gli autori hanno osservato che la scala McNair and Kahn scale è stata in grado di riconoscere il declino cognitivo soggettivo di 519 anziani che, nei cinque anni successivi, hanno sperimentato una progressiva perdita della memoria. Secondo gli esperti, l’efficacia di questo metodo diagnostico sarebbe dovuta al fatto che 5 voci su 20 risultano statisticamente significative. I cinque punti che risultano rilevanti sono i seguenti: “ricordo difficilmente i numeri di telefono conosciuti” (voce 1); “dimentico gli appuntamenti, le date e i posti in cui metto le cose” (voce 5); “dimentico di richiamare le persone quando mi hanno cercato” (voce 6); “dimentico il giorno della settimana” (voce 10); “ho bisogno che le persone mi ripetano le istruzioni più volte” (voce 13).
Gli scienziati ritengono che l’impiego regolare di questo strumento nella pratica clinica potrebbe aiutare a identificare precocemente i pazienti affetti da leggeri deficit mnemonici, che risultano più a rischio e che devono essere indirizzati verso i centri specializzati nella perdita della memoria.
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di Nadia Comerci